Skip to content
Homepage > Conversazioni > Coopstartup: un modello innovativo di incubatore sociale

Coopstartup: un modello innovativo di incubatore sociale

incubatore  
Condividi

Il Programma Coopstartup può essere considerato un incubatore e, in particolare, un incubatore sociale[1]?

La risposta a questa domanda richiede il confronto tra le caratteristiche degli incubatori e quelle del Programma Coopstartup.

Partendo dalle basi si può constatare che Coopstartup non è certamente un incubatore fisico: non ha una sede e si svolge in diverse aree del territorio sulla base delle disponibilità delle associazioni territoriali Legacoop a sperimentare il programma. Coopstartup non ha neanche un gruppo dirigente fisso: a parte Coopfond, che come promotore del progetto è sempre presente nei progetti territoriali, gli altri componenti del partenariato variano a seconda delle possibilità e delle disponibilità rilevate nei territori.

Nonostante queste differenze, le attività svolte dal Programma Coopstartup, nelle tre fasi di vita della neoimpresa – accompagnamento prestartup, startup e poststartup – sembrano assimilabili a quelle svolte dagli incubatori. A supporto di questa affermazione ci soffermeremo ad analizzare alcune caratteristiche peculiari degli incubatori per valutarne il grado di similitudine con il Programma Coopstartup.

Come termine di paragone consideriamo il quadro concettuale esposto nella ricerca della Banca d’Italia Gli incubatori d’impresa in Italia (M. Auricchio, M. Cantamessa, A. Colombelli, R. Cullino, A. Orame, E. Paolucci, Gli incubatori d’impresa in Italia, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, Occasional Papers N. 2016, 2014, https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2014-0216/QEF_216.pdf).

In essa si afferma che gli incubatori italiani offrono prevalentemente servizi di natura logistica e, con minore frequenza, quelli a più alto valore aggiunto di tutoring, mentorship e networking. Il Programma Coopstartup, invece, offre con maggiore frequenza servizi di tutoring e mentorship, mentre raramente, grazie alla disponibilità dei partner di progetto, mette a disposizione spazi fisici per lavorare.

Negli incubatori italiani, la selezione delle startup da incubare avviene prevalentemente mediante un processo continuo “a sportello”, gestito, nella maggior parte dei casi, all’interno dell’incubatore.  Al contrario, in Coopstartup, la selezione si verifica in seguito alle risposte ai bandi, organizzati nei differenti Progetti territoriali, ed effettuata in base a criteri predefiniti.

Le imprese che partecipano ai percorsi di incubazione operano principalmente in settori che richiedono bassi investimenti di ingresso, oppure in quelli in cui i modelli di business sono relativamente semplici da avviare e poco rischiosi, anche se presentano limitate prospettive di crescita. Questa caratteristica accomuna le startup tradizionali e le cooperative di Coopstartup.

Gli incubatori italiani sembrano coinvolti soprattutto nelle fasi preliminari di definizione dell’idea di business, mentre dopo l’ingresso delle imprese nel mercato il grado di coinvolgimento diminuisce. Analogamente in Coopstartup, l’attenzione primaria è concentrata sullo sviluppo delle idee imprenditoriali con formazione a distanza, in aula e consulenze specifiche, ma l’accompagnamento si realizza anche per la predisposizione del business plan, la costituzione in cooperativa e si protrae per 36 mesi successivi alla costituzione e, talvolta, anche successivamente.

Il team imprenditoriale delle imprese che usufruiscono dei servizi degli incubatori è composto in prevalenza da laureati in discipline scientifiche, mentre sono poco presenti le competenze economico-aziendali e quelle giuridiche. Stessa cosa avviene per Coopstartup dove spesso si rileva una forte presenza di laureati e dottorati in materie scientifiche, mentre sono poco frequenti soggetti con competenze amministrative e gestionali, cosa che spesso impedisce uno sviluppo lineare e bilanciato.

Tuttavia, i ricercatori dello studio della Banca d’Italia ritengono che il maggiore ostacolo alla crescita delle neo-imprese sia da imputare non tanto ai vincoli di competenze o di natura finanziaria, quanto alla difficoltà più generale di “fare impresa” in Italia determinata da fattori culturali e da un’eccessiva burocrazia.  Se questo è vero per le startup in generale lo è anche per le startup cooperative che affrontano difficoltà ad affermarsi sul mercato e a crescere.

Nel suo sviluppo, quindi, il Programma Coopstartup, pur non avendo l’obiettivo di realizzare un incubatore cooperativo proprio in uno spazio fisico determinato, si è certamente ispirato al modello degli incubatori, realizzando sui territori, processi di formazione, tutoraggio e accompagnamento che, a partire da un format comune, sono stati personalizzati di volta in volta e affinati nel corso del tempo. Riteniamo, quindi, di poter affermare che, interpretando il concetto di incubatore non come soggetto, ma come oggetto dell’attività caratteristica, Coopstartup possa essere definito un incubatore. Con un concetto utilizzato in uno dei primi progetti del Programma nazionale, Coopstartup Puglia, potremmo definirlo incubatore diffuso di impresa cooperativa (Cfr. https://www.coopstartup.it/progetti/?paginazione=3#start-loop).

Veniamo quindi alla seconda parte della nostra domanda iniziale. Una volta definito il Programma Coopstartup come una sorta di incubatore, è possibile classificarlo tra gli incubatori sociali?

La risposta in questo caso è ancora più semplice e diretta, poiché tutti i soggetti a cui si rivolge Coopstartup sono team promotori di startup cooperative, che, in quanto cooperative, sono imprese che svolgono per definizione una funzione sociale. Secondo la definizione dell’International Cooperative Alliance (ICA), una cooperativa è “un’impresa centrata sulle persone; posseduta, controllata e gestita dai propri soci e per I propri soci allo scopo di realizzare i loro comuni bisogni e aspirazioni di tipo economico, sociale e culturale. Le cooperative si basano sui principi della democrazia e dell’uguaglianza secondo la regola “una testa, un voto”: i soci hanno uguaglianza del diritto di voto a prescindere dalla quantità di capitale sociale versato. Come imprese guidate dai valori, non solo e non tanto dal profitto, le cooperative condividono principi internazionali e agiscono al fine di creare un mondo migliore attraverso la cooperazione. Ponendo l’equità, l’uguaglianza e la giustizia sociale al centro delle loro attività, le cooperative permettono alle persone di lavorare insieme per creare imprese sostenibili che generino lavoro e ricchezza nel lungo periodo. Le cooperative consentono alle persone di essere padrone del loro futuro economico e, poiché non possedute da azionisti, i benefici economici e sociali della loro attività rimangono nelle comunità dove le cooperative sono state create. I profitti generati dalle cooperative sono reinvestiti nell’attività e solo in minima parte distribuiti ai soci. (Traduzione dall’inglese della definizione di cooperativa dell’International Cooperative Alliance https://www.ica.coop/en/cooperatives/what-is-a-cooperative)

Anche per Coopstatup, d’altra parte, come per lo studio sugli incubatori e sulle startup incubate (cfr. G. Sansone, P. Andreotti, A. Colombelli e P. Landoni, Are social incubators different from other incubators, in Technological Forecasting & Social Change, 158, 2020 https://authors.elsevier.com/a/1bDSn98SGmPzI) , si rileva una comunanza di valori tra promotori del Programma nazionale e dei Progetti locali, da un lato,  e comunità imprenditoriale nata a seguito delle sperimentazioni, dall’altro. Questa dimensione è stata esplorata da Maria Felicia Gemelli in una ricerca svolta a seguito della Tesi di Master dell’Università di Roma Tor Vergata dal titolo L’approccio culturale e il comportamento imprenditoriale dell’ecosistema Coopstartup”. Secondo quanto affermato dall’autrice: “Per quanto riguarda l’approccio culturale è emerso un sostanziale allineamento tra la cultura e l’orientamento imprenditoriale espresso dai giovani soci cooperatori e quello espresso dai promotori del progetto (referenti nazionali e territoriali che seguono le sperimentazioni e lo startup delle imprese). La cultura presente nell’ecosistema imprenditoriale Coopstartup, esplorata attraverso le cinque dimensioni della teoria delle dimensioni culturali di Hofstede, è una cultura all’interno della quale il gruppo rappresenta il principale nucleo di riferimento anche in virtù della presenza di un forte senso di appartenenza e coesione. L’attribuzione del potere avviene attraverso un processo tendenzialmente democratico che cerca di valorizzare le differenze e le competenze presenti tra i membri del gruppo. I membri del gruppo cercano una buona relazione di lavoro con i propri capi, si trovano a proprio agio con modelli cooperativi, vogliono poter essere fedeli all’organizzazione (anche a vita) e pongono attenzione all’ambiente di lavoro e alla qualità della vita. Per quanto riguarda la propensione al rischio prevale una tendenza a mantenere bassa qualsiasi probabilità di fallimento. Infine, la cultura dell’ecosistema appare orientata al lungo periodo con l’obiettivo di generare un’attività imprenditoriale volta al consolidamento, progettata in considerazione delle opportunità future che possano garantire la sostenibilità dell’impresa. Molte delle caratteristiche riscontrate ben si sposano con la cultura cooperativa e con i principi di democraticità, partecipazione, mutualità e intergenerazionalità che la rappresentano” (M. F. Gemelli, Contenuti e visioni dal Meeting Coopstartup 2018, https://www.coopstartup.it/coopstartup/meeting/meeting-2018-costruiamo-il-futuro/ )

 

[1] Cioè un incubatore che supporta più del 50% di startup i cui obiettivi prevedono un impatto sociale. Definizione contenuta nell’articolo di G. Sansone, P. Andreotti, A. Colombelli e P. Landoni, Are social incubators different from other incubators, in Technological Forecasting & Social Change, 158, 2020 https://authors.elsevier.com/a/1bDSn98SGmPzI.

L'autore

Barbara Moreschi
Barbara Moreschi - Ricercatrice in ambito economico-statistico. Lavora a Coopfond da dieci anni e si occupa di promozione cooperativa. Ha partecipato alla costruzione del Programma Coopstartup, insieme ad Alfredo Morabito (ex Direttore dell’Area Promozione Attiva) e Aldo Soldi (ex Direttore Generale). Per Coopfond è responsabile del Programma nazionale Coopstartup. Ha lavorato all'Istat per quattordici anni con il ruolo di ricercatrice, responsabile delle statistiche sulle istituzioni non profit. Ha svolto docenze in diverse Università ed è stata consulente dell’Isfol, della Fondazione con il Sud e dell’Osservatorio CNR-Istat.