Skip to content
Homepage > Conversazioni > La start up cooperativa ed il cuore bambino

La start up cooperativa ed il cuore bambino

partecipazione  
Condividi

Secondo autorevoli studi, tutto dipende dai primi 5 anni di vita.

Si incomincia a sei settimane dalla nascita, senza perdere tempo e non è mai troppo presto per imparare. Con la conseguenza che gli adulti che sono stati ben seguiti da piccoli hanno più successo sul lavoro, sono più equilibrati e hanno rapporti più stabili con i genitori.

A pensarci bene, e per esperienza personale, lo stesso criterio può valere come fattore di successo anche per le start-up cooperative.

Ma quali sono gli argomenti da apprendere ed assimilare fin da subito?   Con una breve elencazione è possibile avere un’idea di ciò cui ci si riferisce.

Innanzitutto, i valori ed i principi di democrazia imprenditoriale differenziano sostanzialmente il modello d’impresa cooperativo dalle società fondate sul  capitale, facendo della partecipazione dei soci alla gestione dell’impresa uno degli elementi essenziali della natura cooperativa.

Nella sostanza, occorre fin da subito comprendere questa distintività, essendo che la contrapposizione capitale-lavoro dell’impresa speculativa non deve (non dovrebbe…) esistere nello schema cooperativo, dove esiste, al contrario, uno sforzo comune e unidirezionale dei soci verso un unico obiettivo.

Detto questo, si dovranno sensibilizzare i soci dall’inizio, non dando nulla per scontato, circa la specifica natura partecipativa che connota la cooperativa.

Il modello consumista ed individualista, del resto, ha prodotto un modo collettivo di pensare, dove si è offuscata la visione della propria realizzazione attraverso lo sforzo comune, solidaristico e mutualistico nella soddisfazione dei propri bisogni. Nella sostanza, si va perdendo quella convinzione per cui ciò che non si può realizzare da soli, lo si può ottenere mettendosi insieme. Fortunatamente, però, si stanno radicando a livello globale forme di pensiero comune sensibili alla democrazia economica, al radicamento produttivo sul territorio e con visioni etiche amplificate in ogni campo.

Se il modello sta cambiando, allora la risposta cooperativa può essere il veicolo del cambiamento attraverso un modello di partecipazione.

La democrazia imprenditoriale che è alla base del Movimento cooperativo si estrinseca nel difficile esercizio della partecipazione, dove nessuno si senta escluso, in antitesi ad un modello imprenditoriale lucrativo in cui la proprietà aziendale decide unilateralmente e per via puramente gerarchica obiettivi e metodi.

La partecipazione cooperativa

Per non lasciare vuoto e stereotipato il concetto di partecipazione cooperativa, dunque, occorre declinarlo concretamente in azioni distintive da adottare, ab origine, nella start-up di impresa mutualistica.

Una buona governance partecipativa si basa, nello specifico, sul bilanciamento di almeno cinque dei seguenti elementi:

  1. la partecipazione istituzionale, ovvero l’insieme delle regole e degli assetti istituzionali, nonché delle modalità con le quali si esplicano i processi decisionali;
  2. la partecipazione gestionale intesa come la parte relativa al coinvolgimento dei soci nella gestione dell’impresa, nell’organizzazione della produzione e nelle decisioni di ordine strategico. Naturalmente, i soci incaricati della gestione amministrativa della cooperativa, ossia i consiglieri di amministrazione eletti in assemblea, dispongono di tutti gli atti di gestione per lo svolgimento dell’attività di impresa.

Il che non vuol dire che la partecipazione gestionale è esercitata dalla base sociale, ma, piuttosto, che la partecipazione di quest’ultima verte, perlopiù, sull’informazione e sulla consultazione;

  1. la partecipazione economica relativa al contributo di ciascun socio al capitale sociale e alle modalità di ripartizione del valore prodotto dalla cooperativa. La partecipazione economica può esplicarsi sia nella condivisione dei buoni risultati (il ristorno cooperativo in primis), ma anche dei sacrifici da parte dei soci allo scopo, ad esempio, di ridurre i costi di produzione sostenendo gli investimenti necessari o superare situazioni di mercato, rendendo più sostenibili le conseguenze che derivano da tali sacrifici;
  2. la partecipazione al lavoro in cui il socio contribuisce a determinare le decisioni proattive che riguardano il suo specifico lavoro in cooperativa con comportamenti leali e disinteressati;
  3. la partecipazione sociale relativa alle relazioni della cooperativa con l’ambiente esterno istituzionale, economico, sociale, nonché con il Movimento cooperativo.

Com’è facile comprendere, la presenza tangibile e la cura dei citati elementi, determina, fin da subito, un imprinting cooperativo che verrà ritenuto un valore fondante e, come tale, da alimentare e conservare nella sua distintività. Il citato imprinting si determina, soprattutto, quando il sodalizio tra i primi soci è tale da condividere, ab initio, le stesse inclinazioni verso la partecipazione, con solide affinità elettive riconoscibili nei soci costitutori. Accade altrettanto spesso che la partecipazione volta a trovare un lavoro, ma non sostenuta dalla condivisione di regole democratiche e di autogestione porti all’uscita spontanea (ma non problematica…) del socio dall’iniziativa economica e sociale.

Come avviene in democrazia, la gestione partecipata dell’impresa cooperativa è un obiettivo difficile e non scontato. Per questo motivo occorre l’impegno costante rivolto alla base sociale da parte dei consiglieri affinchè il tema della partecipazione sostanziale, ma anche quella percepita, rimanga nel tempo efficace e solida. L’esperienza e l’abitudine al comportamento, soprattutto con l’aiuto della formazione possono fornire un supporto fondamentale.

L'autore

Marco Palma
Marco Palma è di Rimini ma vive a Bologna e si occupa di legislazione del lavoro, nonché di diritto societario cooperativo in Legacoop Bologna a partire dal 1991. Ha esperienza nell’attività di start-up cooperative accompagnando i nuovi cooperatori nei loro percorsi di esperienza, partendo dalla valutazione della business idea, passando attraverso la costituzione della cooperativa, con successiva supervisione nella gestione mutualistica dell’impresa.