L’emergenza Covid rappresenta un’opportunità, specie per le imprese italiane. È già stato detto.
Abbiamo gestito bene le settimane del lockdown, anche le modalità di supporto e sostegno alle imprese e ai lavoratori sono state utili, efficaci e tempestive. È già stato detto.
È giunto però il momento di puntare sui processi e quindi sulle azioni che le stesse imprese devono internamente attivare ma relazionandosi con l’esterno. È già stato detto ma non è stato ancora fatto.
Da diversi anni utilizziamo un concetto in modo più o meno appropriato, non curandoci di un dato di fatto fondamentale, i processi si attivano al momento giusto e questo è il momento giusto per quel “concetto”: l’Open Innovation.
Oramai sappiamo tutti di cosa parliamo quando diciamo “innovazione aperta” anche se in pochi casi, almeno in Italia, siamo riusciti a toccare con mano i risultati di un percorso del genere.
Innovare è sempre una sfida perché vuol dire trovare soluzioni nuove a problemi complessi. Innovare in modo cooperativo, perché è questa la vera essenza dell’Open Innovation, significa abbandonare il modello chiuso di impresa, superato dalla tecnologia, dalla società e dalla storia, per affidarsi al concetto di fiducia, di efficienza, di razionalizzazione, di crescita condivisa.
Affidare pezzi del proprio processo produttivo, creativo, di ricerca, all’esterno è il modo per individuare soluzioni nuove e scommettere anche sulle nuove generazioni.
L’emergenza ce l’ha insegnato, insieme siamo più forti. Se tutti saremo disponibili ad accettarlo saremo in grado di far crescere startup, imprese nuove, a beneficio di chi è già sul mercato ma vuole entrare nel futuro e lo immagina diverso.
Con Coopstartup ci stiamo provando e i progetti come i bandi che oggi sono in fase di lancio su diversi territori del nostro paese, prevedono challenge, confronti, e interazioni tra le nuove idee che vogliono nascere e quelle già consolidate che non vogliono solo resistere ma continuare ad andare avanti migliorandosi.
