In questi anni ne abbiamo viste tante: da chi voleva creare un’attività basandosi sulla cultura culinaria dei migranti a chi vedeva nell’idrogeno l’energia del futuro, da chi puntava sulla rigenerazione urbana per assicurarsi un lavoro a chi scommetteva sulle castagne per rivitalizzare un’area rurale, da chi voleva offrire servizi ai genitori con problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia a chi promuoveva il green life style nell’organizzazione di eventi, da chi considerava l’attenzione all’ambiente come una missione e ne faceva il perno delle sue attività a chi insegnava la storia basandosi sul gioco, da chi progettava macchinari evoluti ad uso medico a chi si arrampicava sugli alberi per garantirne la migliore potatura, da chi si specializzava sull’impiego dei droni per la visualizzazione di aree difficilmente raggiungibili o particolarmente rischiose a chi proponeva la consegna dei pacchi in cargobici nei centri storici delle città. I progetti imprenditoriali del Programma Coopstartup sono in realtà molti di più e questi sono solo alcuni esempi che dimostrano la varietà e l’originalità delle idee progettuali che abbiamo incontrato, selezionato e accompagnato dal 2014 a oggi.
Queste idee, infatti, hanno superato le diverse selezioni del processo Coopstartup per arrivare al vero momento della verità: lo stadio dell’autoselezione. Di fronte al passaggio dall’idea alla stesura dell’atto formale di costituzione, alcuni si sono tirati indietro. Per questo motivo il programma nazionale Coopstartup conta 70 progetti premiati, 46 startup cooperative costituite e una decina in corso di costituzione. E le altre? Forse qualcosa non ha funzionato nel supportare i promotori delle nuove idee o forse ha funzionato troppo, nel senso che, alcuni, al momento di tradurre l’ipotesi in realtà, hanno preferito abbandonare il loro progetto o perché scettici dell’effettiva bontà e realizzabilità della propria idea, oppure perché dubbiosi della capacità e affidabilità imprenditoriale dei propri compagni di avventura. Prudenza, quindi, ma anche maturità che hanno spinto i promotori dei progetti a desistere dal loro proposito evitando, così, di produrre danni a sé stessi e agli altri.
Quando, invece, le idee hanno preso forma e le startup cooperative sono nate, il loro affacciarsi sul mercato non è stato indolore. Adempimenti amministrativi, questioni contrattuali, organizzazione interna, scarsa disponibilità di liquidità, incapacità di mostrarsi all’altezza dei concorrenti e inadeguata promozione dei prodotti e servizi creati, nonché dei valori ad essi collegati, hanno funestato i primi mesi, se non anni, di vita delle startup cooperative. Non si diventa imprenditori da un giorno all’altro, specialmente in un Paese in cui la cultura all’imprenditorialità è un qualcosa che non si insegna né a scuola, né all’università, né tantomeno in famiglia. Meglio essere dipendenti e non assumersi gli oneri e le responsabilità di far nascere e crescere la propria azienda. Per non parlare, poi, della demonizzazione del fallimento. Condizionamenti educativi e sociali hanno reso il fallimento una specie di tabù e se questa logica viene applicata ad un progetto imprenditoriale, spesso l’insistere su progetti innovativi che, proprio perché nuovi e da sperimentare, potrebbero portare ad insuccessi viene interpretata come perdita di tempo. Ma davvero possiamo derubricare a ‘spreco’ il fallimento di un progetto? È davvero zero il valore di ciò che si è tentato di fare? Perché demonizzare l’errore piuttosto che ritenerlo il passo necessario di un cammino verso l’innovazione? Tra le startup cooperative, chi ha capito il tranello insito nella paura di fallire, considerando la gestione degli insuccessi come un allenamento ad affrontare le sconfitte ed ad averne meno paura, sta avendo buoni risultati; al contrario, tra quelli che non hanno interiorizzato il processo di ideazione-verifica-modifica, alcuni stentano a decollare mentre altri, a dir la verità pochi, hanno abbandonato il loro progetto e chiuso l’attività.
Ma chi sono e cosa fanno le startup cooperative nate dal Programma Coopstartup? Come abbiamo accennato all’inizio, trovare una definizione che le accomuni utilizzando le usuali tassonomie economiche è pressoché impossibile. Siamo stati tentati di farlo parecchie volte, ma ogni volta ci siamo rassegnati e abbiamo desistito, considerata la povertà di contenuto della fotografia che ne sarebbe emersa. Le startup cooperative del Programma Coopstartup non sono classificabili settorialmente forse perché non rispettano i canoni tradizionali. Sono imprese giovani e moderne – circa un terzo di esse sono startup innovative – e all’interno delle loro attività coniugano diversi aspetti non solo economici, ma anche valoriali e di attenzione e tensione verso il futuro. Potremmo definirle trasversali dal punto di vista dell’utilizzo degli strumenti di produzione e attente alla condivisione e alla comunità dal punto di vista della soddisfazione dei bisogni interni ed esterni. Non sono perciò raggruppabili in tipologie, se non perdendo l’essenza del loro contributo come cooperative, prima, e come imprese, poi. Le presentiamo perciò, brevemente, in ordine di nascita, unico criterio oggettivo che può aiutarci a capire perché alcune, dopo aver affrontato e, in qualche modo, risolto i problemi del primo approccio al mercato, dimostrano più dinamicità di altre. Nell’elenco sono comprese anche le startup cooperative per le quali l’approccio al mercato ha costituito un ostacolo insormontabile causando la sospensione delle attività (Coop@, Fucina delle Arti e Virginia) e quelle per le quali l’incontro/scontro ha determinato un cambiamento del progetto originario e posto le basi per la ricerca di soluzioni organizzative alternative, considerate più consone allo sviluppo delle loro attività. Si tratta di H2Boat – che ha ritenuto opportuno fondare una società di scopo, H2Boat Srl , per lo sviluppo, la prototipazione e la successiva commercializzazione dei prodotti relativi ai mercati nautico e navale, mentre la cooperativa continuerà ad operare nel settore della Ricerca e Sviluppo in ambito di energie sostenibili con il nome di Bluenergy Revolution Società Cooperativa – e Ecoplanner – il cui marchio e le risorse umane dedicate sono stati inglobati in un’altra cooperativa, ugualmente giovane, ma non nata da Coopstartup.
Le prime 2 startup cooperative del Programma nazionale Coopstartup nascono nel 2014. Si tratta di Coop@ (FE) e Città della Cultura/Cultura della città (FE).
Nel 2015, quando il Programma Coopstartup inizia a dare i primi risultati, nascono 8 startup cooperative: Experience (BA), Ecoplanner (RM), Brigì (IM), L’Alveare (RM), La Biologica (PU), H2Boat, ora Blue Energy Revolution (GE), Fucina delle Arti (VT) e Ventinovenove (LE).
Il 2016 è l’anno dell’entrata a regime del Programma Coopstartup, con i due progetti in partnership con Coop Liguria e Unicoop Tirreno. Nascono 15 startup cooperative: ABAcadabra (GE), Demoelà (GE), Tatabox (GE), Boschi Vivi (GE), Multicoopter Drone (TR), Artemista (FM), Erse (LU), Vascitour (NA), Biofan (GR), Ghinghinelli (GE), Tobilì (NA), Virginia (RM), Ziguele (GE), Officine 080 (BA) e MeetProject (CZ).
Nel 2017 il trend ascendente flette un pochino, ma, tuttavia, nascono 8 startup cooperative, in maggioranza calabresi, la metà delle quali con qualifica di startup innovativa. Si tratta di Progetto Centodue (RC), BimCo (RC), Reborn Fibers (CZ), Ippocratech (CZ), UTM – Urban Trees Management (VT), 3D-4Uman (CZ), Sciabaca (RC) e Raven (RA).
Il 2018 vede una stabilizzazione delle nuove nascite, con 8 startup cooperative costituite. Nascono, infatti, Oltre i Grembani (TS), Aurora Technology (RN), Feel Crowd (FI), Luppoli Italiani (RA), Fair BnB (BO), Rete Bike FVG (UD), Il Borgo (GR) e Torpedo (RA).
Infine, nel 2019 nascono 5 startup cooperative. Si tratta di Smartwear (RE), Centro Mousikè (RA), Oltrefood (PR), Cyclologica (FI) e 49 a.C. (FC).
La ricchezza di queste esperienze e la loro diffusione sul territorio nazionale (per maggiori dettagli visita la pagina startup), alcune delle quali, in uscita dalla fase di startup, è uno dei risultati del Programma Coopstartup. Un’evoluzione che vuole essere ulteriormente agevolata dallo sviluppo del nuovo sito web, inteso come vetrina di quanto già realizzato e in corso di d’opera, ma anche come strumento a disposizione delle startup cooperative per condividere la loro esperienza, nonché spazio di riflessione sulle tematiche di loro interesse. Le startup cooperative nate da Coopstartup potranno, così, farsi conoscere non solo per quello che fanno, ma anche per quello che pensano e speriamo che dai loro contributi si attivi un meccanismo virtuoso di discussione e scambio di idee.