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Ma poi, a me, ‘sta rete serve?

Reti  
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Collaborare in rete d’impresa: spunti di riflessione.

Partendo dall’obiettivo di Coopstartup di sperimentare nuovi processi di promozione cooperativa accompagnando lo sviluppo di idee imprenditoriali, occorre comprendere se, in tale percorso, può essere di interesse conoscere ed approfondire l’istituto della rete di impresa.

Premetto che, per primo, mi sono avvicinato a questa forma di aggregazione con diffidenza, ma l’esperienza applicativa di successo in alcuni casi reali, mi ha convinto della bontà dello strumento se applicato a situazioni compatibili sul piano strategico ed organizzativo.

Per start up ormai mature, domandarsi se un’aggregazione in rete, senza formare società consortili od altre costose e formali strutturazioni possa essere utile, è un modo per affrontare la sfida dell’isolamento. Sfida difficile, soprattutto per le realtà imprenditoriali di minore dimensione. La complessità di un mondo interconnesso e che va sempre più veloce spinge, infatti, verso l’aggregazione e verso un adattamento permanente. Parlare di sfida green, demografica, di internet e new media è pane quotidiano per i nostri startupper nella società che cambia.

La sfida per le imprese sarà, quindi, quella di fare business combinando i tradizionali metodi commerciali con i nuovi strumenti di scambio di informazioni.

Queste situazioni devono indurre a ricercare soluzioni organizzative, anche innovative, che siano in grado di aumentarne la capacità competitiva delle piccole imprese senza, però, costringerle a rinunciare alla propria autonomia.

il Contratto di Rete, pertanto, rappresenta un potenziale strumento per strutturare una rete di impresa valorizzandone le principali caratteristiche.

Questo modello, in particolare, si sta molto diffondendo nel settore agricolo dove piccoli e/o grandi produttori si aggregano per gestire parte del loro ciclo produttivo come, ad esempio il conferimento, la conservazione in magazzino e la commercializzazione in comune delle proprie produzioni. Ma questa necessità, com’è comprensibile, è comune ad ogni settore di attività.

È evidente che condividere piattaforme, know-how evitando investimenti e duplicazioni di organizzazioni porta ad una più efficiente modalità di fare impresa. Allo stesso modo, non è opportuno ricercare la rete … ad ogni costo, come se si seguisse una moda.

Se il mondo cooperativo si basa su uno dei principi cooperativi alto ed antico che è quello della cooperazione tra cooperative, (le cooperative servono i propri soci nel modo più efficiente e rafforzano il movimento cooperativo lavorando insieme) questa fratellanza cooperativa può attuarsi, in chiave moderna, anche attraverso la rete di imprese. (… Sarebbe, in realtà, una sorellanza essendo la cooperazione volta al femminino, ossia risparmiatrice, parsimoniosa, equa)

Ciò premesso, lungi da volersi dilungare sull’argomento ma volendo, piuttosto, segnalare l’esistenza di un’opportunità e la correlata curiosità del cooperatore, ci limiterà ad inquadrare l’istituto per tratti generali.

  • Lo scopo principale delle Reti di imprese è raggiungere obiettivi comuni di incremento della capacità innovativa e della competitività aziendale
  • Il contratto di rete deve essere sottoscritto da almeno due imprenditori e presenta una struttura prevalentemente “aperta”
  • Esso deve contenere alcuni elementi obbligatori, tra cui si distinguono:
  • l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti
  • le modalità concordate per misurare l’avanzamento verso gli obiettivi
  • la definizione di un programma di rete, con l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante e le modalità di realizzazione dello scopo comune
  • L’oggetto del contratto che è assai libero ed è ciò che le imprese si impegnano a fare per realizzare gli obiettivi
  • Alla libertà nell’oggetto corrisponde una ampia scelta nella forma della governance. Infatti, la legge lascia alle imprese la facoltà di decidere se dotare la rete di un organo comune e di un fondo patrimoniale comune. A queste scelte corrispondono conseguenze giuridiche molto diverse.

A seconda del tipo di governance, possiamo avere distinti modelli di rete:

  1. reti di “scambio”: hanno una struttura organizzativa semplificata senza la costituzione di un organo comune e di un fondo patrimoniale comune, in quanto sono basate principalmente sullo scambio e sulla condivisione di informazioni, di know-how, di prestazioni di varia natura (commerciali, industriali, tecniche etc). In questo caso la gestione della Rete è affidata in capo a ciascun partecipante retista.
  2. reti “leggere” [Rete-Contratto]: fanno riferimento alla quasi totalità delle reti di imprese sinora costituite. Esse hanno una governance più strutturata con un organo comune ed un fondo patrimoniale comune.
  3. reti “pesanti” [Rete-Soggetto]: come le precedenti, prevedono la costituzione di un organo comune e di un fondo patrimoniale comune, ma con la differenza sostanziale della registrazione del Contratto di Rete presso la sezione ordinaria del Registro delle Imprese territoriale e che attribuisce alla stessa la soggettività giuridica. Con la soggettività, la rete diventa soggetto fiscale e, quindi, può esercitare a tutti gli effetti attività d’impresa.

Ma poi, a me, ‘sta rete serve?

L'autore

Marco Palma
Marco Palma è di Rimini ma vive a Bologna e si occupa di legislazione del lavoro, nonché di diritto societario cooperativo in Legacoop Bologna a partire dal 1991. Ha esperienza nell’attività di start-up cooperative accompagnando i nuovi cooperatori nei loro percorsi di esperienza, partendo dalla valutazione della business idea, passando attraverso la costituzione della cooperativa, con successiva supervisione nella gestione mutualistica dell’impresa.